Il centenario di Masaggio
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Il centenario di Masaccio è stato celebrato - il sacrificio è compiuto. Un mediocre affresco di G. Chini, un mediocre discorso di Angelo Conti hanno ricordato malamente ai Valdarnesi che un grande creatore era nato, or son cinque secoli, tra loro. C'era bisogno di ricordarlo a coloro che s'indugiarono più volte nel piccolo recinto della Cappella Brancacci per vivere in famigliarità coi bei fiorentini pensosi e colle dolci donne? E per gli altri, per coloro che non lo conoscevano e che l'oblieranno, a che giova il monumento e la parola? Tanto più che la parola non fu come avremmo pensato. Sembra che l'aria di Roma abbia oppresso il mite Angelo Conti. A San Giovanni egli non seppe ritrovare intera la bella anima di un tempo. Non disse niente di veramente rivelatore. Parve quasi che, dinanzi al primo classico, dimenticasse il suo amore per Giotto, di cui dice pur meraviglie, per estasiarsi alla «grande conquista» a della «conoscenza obiettiva e concreta dell'uomo vivente e reale.»
E verso la fine egli troncò l'inno per dare un insegnamento e di poeta si fece pedagogo. E insegnò, com'è naturale, ai giovini, e per far loro una raccomandazione antica, cioè il ritorno all'antichità. Bisogna risalire ai vecchissimi attraverso ai vecchi: ecco l'unico modo di creare, secondo Angelo Conti. Non sembra veramente che abbia portato l'effetto, almeno per lui....
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◄ Giovanni Papini